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MAX DE ALOE QUARTET
LIRICO INCANTO

Abeat Record
2008 ABJZ 060



Track 06 - E lucean le stelle - Lirico Incanto - Max De Aloe Quartet




Max De Aloe, Chromatic Harmonica
Roberto Olzer, Piano
Marco Mistrangelo, Double Bass
Nicola Stranieri, Drums

Recorded January 14, 2008 and Mixed February 2, 2008
at Artesuono, Udine by Stefano Amerio

Produced by Max De Aloe for Abeat Records

Liner Notes by Paolo Fresu

Design by Antonella Trevisan

Photos by Roberto Cifarelli
Max De Aloe’s photos by Lorenzo Ceva Valle
English text by Cynthia Cook

For contact and information:

Max De Aloe
info@maxdealoe.it
www.maxdealoe.it
www.myspace.com/liricoincanto

Nelle note di copertina di “Lirico Incanto” Paolo Fresu scrive: “Max De Aloe ha compreso che jazz e Opera sono legati da quel sottile filo fatto di storia e di cultura, di migrazioni e di linguaggi che hanno unito i Continenti ben prima che trombe e sassofoni invadessero le strade di New Orleans. Per questo, assieme ai colleghi di questo stupendo viaggio musicale, ha colto nelle belle melodie di Leoncavallo, Verdi e Puccini l’essenza di una musica che vuole, come da sempre è stato, parlare al mondo di una umanità viva e dinamica. Umanità che ha portato la musica fuori dai confini italiani e che oggi ce la rimanda carica di echi e riverberi d’oltreoceano. LIRICO INCANTO è musica limpida come l’aria. Musica raffinata e coesa che sa di lirismo e di melodia. La stessa che da qualche centinaia di anni rappresenta magnificamente ciò che noi siamo al di la dei generi e degli stili”.




RECENSIONI

MUSICA JAZZ
– Novembre 2008 -

Strumento che al jazz e ad altre musiche nere ha dato ampio apporto, l’armonica in Italia non corre più il rischio, dopo le magistrali interpretazioni di Bruno De Filippi, di una dolorosa lacuna. Tra quanti ne hanno merito, in prima fila è il varesotto De Aloe, affermatosi in pochi anni con la sua cromatica: anche nella stima dei colleghi, dato che con lui hanno voluto incidere tra gli altri Coscia, Melillo, Sellani, Barbara Casini. Ma De Aloe, ovviamente, ha curato anche di farsi gruppi propri, con i quali coltivare progetti che lo solleticassero. Questo di ‘Lirico Incanto’ è il suo più recente, con cui ha ampiamente circolato in Italia la scorsa estate. Vi spira un’aura insieme raffinata e popolare: al centro è infatti l’immenso repertorio di melodie che l’opera ha lasciato (anche) ai jazzisti, e si direbbe soprattutto agli italiani, tanti vi fanno ricorso dacché Rava e il suo disco Label Blue aprirono, nel 1993, la strada. Ora De Aloe, senza commettere l’errore di pigiare troppo sul ritmo ‘jazzato’, gioca con Verdi, Leoncavallo, soprattutto Piccini (con un omaggio particolarmente dolce a Mimì). Il suo è un lirismo colto, e tra gli efficaci partner, non a caso, si distingue il pianista Olzer, dall’evidente bagaglio di studi classici.
(Musica Jazz - Maletto )


WUZ - CULTURA E SPETTACOLO
- Ottobre 2008 -

Che piacevole sorpresa questo Lirico Incanto! Il suono dell’armonica avvolge in ogni brano l’ascoltatore, lo solleva dolcemente e lo porta con sé con struggente leggerezza. E le note, così conosciute, così parte di noi, si perdono, diventano nuova melodia, sembrano volare anch’esse in un cielo stellato, quello della copertina del disco, un cielo di fantasia, disegnato da noi bambini che, come Max De Aloe, ascoltavamo i dischi di musica classica dei nostri genitori e imparavamo a riconoscere le arie celebri della lirica italiana. … Ad accompagnare l’armonica di De Aloe – ritagliandosi spesso anche spazi da protagonisti, come deve accadere quando si parla di jazz – sono stati Roberto Olzer (piano), Marco Mistrangelo (double-bass) e Nicola Stranieri (percussioni). Il risultato è una perfetta armonia che testimonia più di qualsiasi parola l’affiatamento di questi musicisti.
(Giulia Mozzato)


JAZZ CONVENTION - 2008


Max De Aloe sceglie di avere accanto a sé tre ottimi strumentisti come Roberto Olzer al piano, Marco Mistrangelo al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria nell'occasione di un progetto coraggioso e complesso. Lirico Incanto è infatti la trasposizione, in atmosfera jazz, di alcuni fondamentali temi della tradizione lirica italiana. È del tutto inutile negare che vi siano stati altri tentativi in questo senso, con esiti spesso imprevedibili, se non distonici, ma decisamente non è questo il caso. L'armonica cromatica di De Aloe rende concreta l'armonia di quelle pagine (inviolabili nell'immaginario di molti), e l'incipit Vesti la giubba da I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo è perfetta proprio nella sua costruzione bipolare, da una parte il tema struggente e dall'altro una sezione ritmica incalzante che connota la scelta stilistica. A centocinquanta anni dalla nascita di Giacomo Puccini questo lavoro ripropone alcuni tra i suoi più importanti temi: il geniale Coro a Bocca Chiusa dalla Madama Butterfly, Tu che di gel sei cinta dalla Turandot e naturalmente E lucean le stelle dalla Tosca - proposta dal gruppo in duplice versione, una delle quali davvero interessante dal punto di vista della riscrittura jazz. E se, da una parte, risulta un pochino faticosa la resa della strofa di Mi chiamano Mimi da Bohème (nonostante mi sia davvero appassionata all'esecuzione dal vivo, riscontrabile anche su You Tube), dall'altra il nodo di sentimenti che lega Tosca nella speranza di rivedere Mario Cavaradossi (Com'è lunga l'attesa) viene sviluppato in modo particolarmente intenso attraverso questa bellissima versione, e crea le basi per un'opinione totalmente positiva nei riguardi di questo progetto. La prova più evidente del successo di De Aloe è stato sottoporre un amico melomane 'irriducibile' all'ascolto di queste tracce: pensava di uscirne quantomeno affaticato e invece si è scoperto entusiasta, e desideroso di un pronto riesame... Nelle note di copertina firmate da Paolo Fresu leggo "... In Lirico Incanto i temi sono eseguiti con quell'approccio filologico che ne fa risaltare l'aspetto drammatico e con quel rigore che ne amplifica le qualità melodiche e armoniche senza che questo comprometta il delicato rapporto tra scrittura e improvvisazione. Trattasi di un vero disco di jazz (...)". Ubi maior minor cessat, dunque mi limito a sottoscrivere in pieno e torno ad ascoltare questo bel lavoro che da qualche giorno mi accompagna, e non solo per dovere di critica.
(Lorenza Cattadori)


ALIAS - IL MANIFESTO
- 7 Marzo 2009 -

Il solista di armonica cromatica si è impegnato in un'impresa non facile, scegliendo otto pagine d'opera (Leoncavallo, Puccini e Verdi) e proponendole per quartetto jazz. Al repertorio lirico si sono dedicati, nel tempo, vari jazzisti italiani, a partire da Enrico Rava e Bruno Tommaso finendo con Danilo Rea e Riccardo Arrighini. De Aloe riesce a far cantare la sua armonica evitando le trappole sia della jazzificazione che del calco sonoro; coglie, così, l'essenza melodica delle arie senza congelarle nel tempo. La sua è un'operazione che ha una radice individuale e memoriale ma mette a fuoco ciò che gli studi musicologici hanno appurato: l'importanza dell'opera lirica nella gestazione del jazz a New Orleans e la sua diffusione in ambito afro-americano, da Morton a Davis. Sarà per questo che Lirico incanto scorre con immediatezza e naturalezza, evoca musiche conosciute ma le proietta in una dimensione ulteriore, potenziando ritmo e improvvisazione (un esempio in Com'è lunga l'attesa da Tosca). Non è un caso che ben cinque brani siano di Puccini, il compositore che più degli altri conobbe l'America e ne apprezzò la musica. De Aloe firma l'ispirata Nel golfo mistico.
(Luigi Onori)


JAZZMAN
– Aprile 2009 -

L’opéra a été une source d’inspiration pour les musiciens de jazz, notamment en Italie, comme en témoignent les travaux passés d’Enrico Rava, de Roberto Gatto, de Batista Lena, parmi tant d’autres. Cette fois, les bonnes nouvelles arrivent avec le quartet de l’harmoniciste Max De Aloe qui porte le chant lyrique à son plus haut niveau de sublimation jazzistique. Puccini, Verdi, Leoncavallo, les airs retunes enchantent, probablement grace à la spécificité de l’harmonica chromatique. On appréciera la basse irrésistiblement porteuse sur un extrait de La Traviata, la batterie virevoltante et précise sur un passage du Turandot, le piano profonde et léger, oscillant entre enchainement mélodique et déconstruction, de la traversé de I Pagliacci à une reprise quasi rock d’un morceau de la Tosca. Du jazz joyeusement jouè, semé d’improvisations lumineuses, par-dessus lesquelles surfe le chant inspiré de l’harmonica. De Aloe donne l’impression de vivre cette immersion dans le domaine lyrique avec passion. Une expérience à partager, sans restriction, meme pour ceux qui n’aimeraient pas l’opéra!
(Francisco Cruz)


ALL ABOUT JAZZ
– Giugno 2009 -

Poco più che quarantenne, Max De Aloe è probabilmente il più noto rappresentante in Italia di uno strumento poco affermato nel jazz, l'armonica cromatica. Autore di diversi lavori a suo nome e di numerose collaborazioni, in questo CD si presenta con un nuovo quartetto, per mettere in atto un operazione assai rischiosa: rileggere a proprio modo brani dell'opera lirica italiana. I rischi sono molteplici e spaziano dalla realizzazione di un'opera calligrafica alla mera "jazzizzazione" del classico, dallo scadimento nel kitsch alla presunzione dotta. Ma De Aloe - forse perché spinto da una genuina esigenza di omaggiare il melodramma, che come ben spiega nel libretto ha avuto un bel posto nella sua infanzia - aggira abilmente questi pericoli e conduce in porto un lavoro forse semplice, ma accurato e originale. L'accuratezza scaturisce da un attento lavoro di arrangiamento dei brani, ma anche da un ottimo interplay con gli ottimi compagni di viaggio. Se Stranieri alla batteria accompagna su ritmi non standard, evitando così l'effetto "Trio Loussier," Olzer esce spesso dai sentieri più ovvi della tastiera e offre accordi inattesi o improvvisazioni dissonanti (si ascolti l'accompagnamento all'armonica in "E lucevan le stelle"), in questo contesto appropriatissimi. Mistrangelo, poi, sorprende per lo spessore del suo contrabbasso, che sostiene sempre le riletture ma soprattutto si avventura in alcuni assoli davvero magistrali (uno su tutti, in "Ah, fors'è lui" da La Traviata). Anche se poi è ovviamente De Aloe a conferire un colore particolare alle melodie, grazie all'inconfondibile, suggestivo suono dell'armonica cromatica, ma anche grazie all'originalità della sua rilettura e delle improvvisazioni che sulle melodie propone. Tra le quali, per intensità e particolarità interpretativa, paiono spiccare proprio la complessa "Ah, fors'è lui" - nella quale tutti i quattro musicisti trovano spazio per dire la loro - il "Coro a bocca chiusa" dalla Butterfly ed entrambe le (ben diverse tra loro) versioni di "E lucevan le stelle". Un disco di facile fruizione, ma ascoltabile a più livelli, ottimamente riuscito e indicato tanto per i jazzisti, quanto per chi ascolti di solito classica o musica melodica. Neri Pollastri  
(Neri Pollastri)