<< INDIETRO





Track 07 - Joga - Max De Aloe Quartet Bjork On The Moon




MAX DE ALOE QUARTET
BJORK ON THE MOON
Abeat Record 2012
ABJZ 105

Max De Aloe, Chromatic Harmonica
Roberto Olzer, Piano
Marco Mistrangelo, Double Bass
Nicola Stranieri, Drums
whit Marlise Goidanich, Baroque Cello

Recorded Mach 10, 2012 and Mixed March 16, 2012
at Artesuono, Udine by Stefano Amerio.

Design by Antonella Trevisan
Photos by Michele Boffilo

For contact and information:
www.maxdealoe.it
info@maxdealoe.it




RECENSIONI

MUSICA JAZZ
- Agosto 2012 -

Curioso destino, quello delle cover: se un tempo i jazzisti amavano rileggere canzoni non troppo legate alla personalità dell’interprete (pensiamo a My Favorite Things e ai tanti altri standard di Broadway), l’attenzione è ora spesso catturata dal repertorio di artisti la cui forza espressiva va ben al di là dell’aspetto armonico e melodico. Pensiamo per esempio al fiorire di riletture di brani di Nick Drake o dei Radiohead, così come a Björk qui omaggiata. Le insidie del caso sono evidenti: come dialogare in modo significativo con canzoni così legate alla voce, all’arrangiamento e alle scelte produttive originali? De Aloe ha dalla sua uno strumento timbricamente originale, dal sapore al tempo stesso antico e visionario come il canto di Björk, e una band di strumentisti di spiccata musicalità. Nel trattamento acustico e raffinato si perde un po’ lo straniamento (pensiamo all’uso raggelante degli archi) e quell’inquietudine originale che attraversa cose come Come To Me o Bachelorette, ma il disco è sorretto da un lirismo ben controllato e gradevole.

Bettinello




JAZZ CONVENTION MAGAZINE - 22 Luglio 2012 -

Max De Aloe non è solo un jazzista. Dopo aver ascoltato i suoi dischi possiamo con fermezza dire che prima di tutto è un poeta e che i suoi versi sono fatti di note declamate attraverso un'armonica nostalgica, sognante, crepuscolare, virata al blues. Max De Aloe è anche un ricercatore: di suoni, di musiche, di emozioni, di sensazioni, di composizioni avanguardistiche che appartengono al pop, al rock, al folk, al jazz o a chissà quale altra fonte sonora. Lui li tramuta nella sua musica come ha fatto con quella specie di folletto comparso anni fa dalle brume nordiche e appartenente a una moderna mitologia che è la cantante Bjork. Lavoro non semplice quello di De Aloe dover riarrangiare tutta una serie di brani resi particolari e inconfondibili dal falsetto vocale di Bjork e da quella loro atmosfera impalpabile, sospesa tra avanguardia e astrazione, elettronica e inquietudini metropolitane. L'esperimento è riuscito. I risultati ci danno un disco godibile, cantabile, finemente accurato nei particolari, ricco di sfumature, filmico e sognante nell'apertura della title track Bjork On The Moon, che porta la firma di De Aloe, assieme a Askja e al notevole Il bosco che chiamano Respiro. Il cast è quello comprovato degli ultimi dischi a cui si aggiunge il tocco cameristico della violoncellista brasiliana Marlise Goidanich. De Aloe usa o trasforma l'armonica come se fosse la proiezione di una voce (Bjork), o un qualcosa che somigli a una tromba o a un sassofono. Ne sono prova i brani topici della cantante islandese come I've seen it all, Hyper ballad, Cosmogony, Come To Me e Joga. In questo gioco di rimandi e invenzioni la sezione ritmica composta da Mistrangelo e Stranieri svolge un ruolo eccelso garantendo ritmo, profondità e quella particolare sensibilità, di cui ne è pervaso il pianismo di Olzer (Overture), che serve a trasformare la musica di Bjork in un jazz ricercato, moderno, dai confini "flessibili". Il virtuosismo della Goidanich garantisce, poi, "religiosità" antica e mistero alle volute nordiche bjorkiane (Bachelorette). Gloomy Sunday è un volare alto, un happy ending che precede i titoli di coda di una soddisfacente proiezione notturna che termina con l'Aurora.

Flavio Caprera




SOUND CONTEST
- Giugno 2012 -

Un album intenso e avventuroso, a suo modo inconsueto e originale, quello che ci offre l'armonicista lombardo Max De Aloe con il nuovo Björk On The Moon, lavoro che vede in azione il suo consolidato quartetto e, in sette brani, la virtuosa violoncellista brasiliana Marlise Goidanich. Dedicata alla rivisitazione di uno scelto repertorio della notissima star islandese Björk, la raccolta include anche tre composizioni originali in tema (l'omonima title track, Askja e Il bosco che chiamano Respiro) firmate da De Aloe. Attingendo dall'intera discografia di Björk e pescando anche dagli anni Quaranta grazie a una preziosa rarita' (la versione di Gloomy Sunday, documentata solo dal vivo), il leader compie la non facile impresa di arrangiare, con un approccio jazzistico fresco e contemporaneo, gemme avant pop sofisticate e sfuggenti, marchiate a fuoco dall'inconfondibile registro in falsetto-contralto della cantautrice scandinava ma al tempo stesso peculiari per la loro avveniristica e bizzarra aura elettronica. L'armonica cromatica di De Aloe assume spesso la fisionomia e il ruolo di un'ancia o di un ottone, dialogando in modo egregio con il piano o il Fender Rhodes di Roberto Olzer, mentre la sezione ritmica composta da Marco Mistrangelo (contrabbasso) e Nicola Stranieri (batteria) squadra e modella il beat con accorgimenti acusticamente e timbricamente efficaci, resi ancor piu' magici e suggestivi allorquando incrocia gli accordi arcuati e le cadenze cameristiche del violoncello barocco della Goidanich. Complice una resa audio d'altissimo livello, ogni singolo brano rivela una lucentezza quasi eburnea, emanata soprattutto dalle note e scale soul-blues dello strumento di De Aloe. È in questa ricchezza di eleganti sfumature e dettagli che il gioco di squadra si mostra riuscito e avvincente, lineare e spontaneo nella soffice cantabilita' infusa in episodi magistrali quali I've Seen It All, Hyper Ballad e Joga. Un disco estremamente fascinoso e fruibile, sospeso tra estasi e sublime poesia.

Olindo Fortino




www.online-jazz.net - A PROPOSITO DI JAZZ
- 31 Maggio 2012 -

Non abbiamo alcuna difficoltà ad affermare che questo è uno degli album più interessanti pubblicati negli ultimi mesi per almeno due ordini di motivi: innanzitutto la felice scelta del repertorio e in secondo luogo la grande sensibilità e abilità strumentale dell’armonicista Max De Aloe. Già nel passato avevamo sottolineato le grandi capacità di Max che ha saputo allontanarsi dalle atmosfere tipiche dell’armonica a bocca per esplorare terreni nuovi, anche se infidi. E’ il caso di questo album che, come si accennava, comprende otto brani tratti dal repertorio della cantante islandese Björk, tre composizioni di Max chiaramente ispirate dalla stessa vocalist e una splendida ballad composta nel 1933 dal compositore ungherese Rezso Seress e riportata al successo proprio da Björk. Il perché di questa scelta va ricercata nel fatto che questa artista è stata una delle pochissime a saper davvero innovare il linguaggio della musica pop introducendo sonorità del tutto nuove e quanto mai personali. Di qui l’attenzione con cui è stata ascoltata anche da molti jazzisti con la mente aperta tra cui, per l’appunto, Max De Aloe (...). Alle prese con un repertorio oggettivamente difficile, De Aloe se la cava in maniera egregia riuscendo a penetrare nelle pieghe più recondite delle varie composizioni e ad interpretarle con un sound che pur nella sua specificità jazzistica riesce a conservare intatto il fascino dell’originale. In questa impresa un ruolo di fondamentale importanza lo hanno avuto non solo i componenti del suo abituale quartetto (vale a dire il pianista e tastierista Roberto Olzer, il contrabbassista Marco Mistrangelo e il batterista Nicola Stranieri) ma anche la violoncellista brasiliana Marlise Goidanich la cui importanza si avverte sin dal primo brano, un original di Max De Aloe che da il titolo all’intero album, in cui la Goidanich da un saggio di bravura duettando magnificamente con l’armonica del laeder a creare un’atmosfera magicamente toccante. Per il resto scegliere qualche altro brano da segnalare è operazione tanto difficile quanto forse inutile: tutti i pezzi sono dei piccoli gioielli in cui De Aloe evidenzia, tra l’altro, una compiuta statura di arrangiatore




ONLINE NEWS
- Agosto 2012 -

Il mondo del jazz made in Italy può vantare la presenza di alcuni artisti che, forti di una straordinaria personalità, occupano posizioni di assoluto rilievo, sfuggendo a qualsivoglia tentativo di classificazione. Tra questi figura Max De Aloe, specialista dell’armonica a bocca, la cui musica ci regala momenti di grande e sincera emozione. Ebbene, sabato 18 agosto, alle ore 21.30, presso l’area archeologica di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, Max De Aloe presenterà dal vivo il nuovo disco “Björk on the moon”; sul palco suonerà con Roberto Olzer (pianoforte), Marco Mistrangelo (contrabbasso), Nicola Stranieri (batteria) e Marlise Goidanich (violoncello barocco). ... L’album che presenta in Calabria rappresenta, a nostro avviso, l’acme della sua produzione discografica sia per il materiale tematico trattato sia per la qualità dell’esecuzione. Già nel passato abbiamo più volte sottolineato le grandi capacità di Max che ha saputo allontanarsi dalle atmosfere tipiche dell’armonica a bocca per esplorare terreni nuovi, anche se infidi. Ed è proprio il caso di questo album che comprende otto brani tratti dal repertorio della cantante islandese Björk , tre composizioni di Max chiaramente ispirate dalla stessa vocalist e una splendida ballad composta nel 1933 dal compositore ungherese Rezso Seress e riportata al successo proprio da Björk. Il perché di questa scelta va ricercata nel fatto che questa cantante è stata una delle pochissime a saper davvero innovare il linguaggio della musica pop introducendo sonorità del tutto nuove e quanto mai personali. Di qui l’attenzione con cui è stata ascoltata anche da molti jazzisti con la mente aperta tra cui, per l’appunto, Max De Aloe e Ada Montellanico. Alle prese con un repertorio oggettivamente difficile, De Aloe se la cava in maniera egregia riuscendo a penetrare nelle pieghe più recondite delle varie composizioni e ad interpretarle con un sound che pur nella sua specificità jazzistica riesce a conservare intatto il fascino dell’originale. In questa impresa un ruolo di fondamentale importanza lo hanno avuto non solo i componenti del suo abituale quartetto (vale a dire il pianista e tastierista Roberto Olzer, il contrabbassista Marco Mistrangelo e il batterista Nicola Stranieri) ma anche la violoncellista brasiliana Marlise Goidanich la cui importanza si avverte sin dal primo brano, un original di Max De Aloe che da il titolo all’intero album, in cui la Goidanich da un saggio di bravura duettando magnificamente con l’armonica del laeder a creare un’atmosfera magicamente toccante. Per il resto tutti i pezzi sono dei piccoli gioielli in cui De Aloe evidenzia, tra l’altro, una compiuta statura di arrangiatore.

Gerardo Gatto